La tecnologia, sempre più pervasiva nelle nostre vite grazie anche al grande sviluppo tecnologico degli ultimi anni, ha modificato le dinamiche della nostra vita. Questo effetto si è sicuramente avvertito a livello affettivo, sociale e non da ultimo, soprattutto in questo ultimo anno di vita, a livello lavorativo.
La percezione è di vite parallele (reale e virtuale) dove il confine tra le due è sempre meno marcato e in cui talvolta si rischia di scivolare in una immagine poco realistica ed idealizzata di chi siamo.
In questo breve articolo, nella prima parte, riprenderò il concetto di social network e la sua evoluzione. Nella seconda, approfondirò i meccanismi che lo hanno reso parte integrante della quotidianità di molti di noi con un focus specifico sul periodo adolescenziale.
Cosa sono i social network
I Social Network sono piattaforme basate sui nuovi media che consentono all’utenza di gestire la propria rete sociale e la propria identità. Secondo Boyd e Ellison (2007) a caratterizzare i social network sono tre elementi:
- la presenza di uno spazio virtuale in cui l’utente può crearsi un suo profilo. Tale profilo può essere accessibile almeno in forma parziale a tutti gli utenti dello spazio;
- vi deve essere la possibilità di creare una “rete”, ovvero una lista di utenti, con cui si può entrare in contatto e comunicare;
- devo poter analizzare le caratteristiche della mia rete e le connessioni degli altri utenti, usando messaggi e/o connessioni.
Ciò che emerge maggiormente è la possibilità di usare la rete sociale, di identificare le opportunità personali e relazionali ad essa correlate (Riva, 2016).
Ad oggi il social network può essere definito come un medium. Rappresenta cioè uno strumento, un artefatto, che è in grado di permettere ai soggetti di superare i vincoli della comunicazione faccia a faccia, e rendere “naturale” la situazione interattiva.
Naturalmente l’uso di un medium comunicativo porta con sé alcuni limiti. Primo fra tutti di tipo
- fisico perchè sto agendo in uno spazio non reale;
- simbolico poiché all’interno di ciascun social io devo conoscere l’insieme di significati specifici, ad esempio di alcuni linguaggi simbolici o azioni specifiche che posso compiere (uso di strumenti, modalità di interazione);
- pragmatico ovvero inerente le opportunità e i vincoli offerti dal medium che sto utilizzando da una parte, e i vincoli del contesto dall’altra.
Questi limiti diventano progressivamente meno vincolanti con l’interazione progressiva con il medium e la sua conoscenza da parte dell’utente: vengono infatti esplorate e identificate nuove modalità di utilizzo.
Perché i Social Network sono diventati così importanti nella nostra quotidianità?
Se pensiamo ai Social Network sicuramente ci viene in mente l’ultimo video visto, la notizia letta o ancora l’ultima foto postata dai nostri amici.
Sono mezzi di comunicazione che in modo rapido e immediato ci mettono in contatto con l’altro e ci permettono di apprendere informazioni in tempo reale.
In pochi click, da un dispositivo con connessione ad internet, si può accedere a qualsiasi contenuto, sia che ci si trovi a lavoro, sia tra le mura domestiche o all’aria aperta.
La facile accessibilità e l’alta connettività permettono inoltre di raggiungere un numero elevato di persone, con cui normalmente non si avrebbero contatti, e che possono entrare a far parte della nostra cerchia di “amici”. Questo ultimo punto è da leggersi sia come mantenimento di relazioni che altrimenti andrebbero perse (per cambi di lavoro, per spostamenti di domicilio…), sia come nuove opportunità di conoscere qualcuno con i nostri stessi interessi, ad esempio.
Negli ultimi anni, grazie alle possibilità di condivisione di contenuti, il social diventa un po’ come una “vetrina” in cui posso condividere i miei interessi e le mie passioni, le mie foto preferite…
A ciò si aggiungere il desiderio di avere relazioni interpersonali, che è un bisogno innato, e per soddisfarlo si cerca di appartenere a gruppi sociali. Oggi i “gruppi sociali” esistono sia dal punto di vista fisico (inteso come gruppo di amici con cui mi trovo, gruppo dei compagni di classe che realmente frequento…), sia virtuale (gruppi social a cui appartengo, ad esempio se gioco a un certo videogame, community, follower di uno stesso contenuto…).
Le persone hanno accesso ai gruppi sia online sia offline: Social Network quali Facebook o Instagram, ad esempio, offrono una connessione online a persone attraverso i loro canali personali, facilitando il mantenimento dei rapporti (Franchina et al., 2018).
L’appartenenza online
Dai dati delle ricerche sappiamo che i gruppi virtuali sono altrettanto reali ed importanti quanto i gruppi fisici. Non riuscire a connettersi con questi tramite i social può causare l’impressione di sentirsi tagliati fuori dalla vita reale.
La conseguenza di questo senso di perdita di appartenenza al gruppo virtuale (magari per aver perso un contenuto postato) può portare a sentimenti di ansia. Il non poter accedere a tali contenuti genera sentimenti di esclusione, e questo fenomeno è sottolineato soprattutto da molti studi che si sono occupati di indagare il vissuto emotivo di adolescenti e social (“Fear of Missing Out” – vedi focus successivo “Cosa si intende per FOMO”).
Il sentirsi esclusi a livello social ha lo stesso impatto e incide sul valore personale sperimentato. Questo perchè i social network offrono un luogo dove gli utenti, in particolare i più giovani, possono continuamente tenersi al passo con cosa gli altri ragazzi stanno facendo, controllando che cosa si stanno “perdendo” (ad esempio eventi sociali, esperienze di vita, opportunità, ecc), ed essere mantenersi in contatto costantemente.
Adolescenti e social
Gli adolescenti vivono un bisogno fondamentale di socializzazione, peculiare di questa fascia di età, e che si realizza, nell’attualità, anche attraverso i Social Network. Questi ultimi forniscono ai ragazzi l’opportunità di restare continuamente connessi a costi accessibili, garantendo, se lo si desidera, l’anonimato.
I Social permettono di instaurare nuove relazioni con l’altro e di sperimentarsi a livello identitario (posso scegliere chi essere, cosa far vedere di me…).
Dai dati di numerose ricerche sull’argomento, colpisce la velocità e l’intensità con cui la vita dei ragazzi, nell’arco di un decennio, si sia spostata dalla vita reale a quella online. Sono cambiati atteggiamenti e abitudini degli adolescenti, modificati gli stili comunicazionali e relazionali, e trasformati, in alcune sfaccettature, anche le dimensioni associate ai loro bisogni e contesti di crescita. C’è da sottolineare, in riferimento a quest’ultimo punto, come l’accesso all’uso di device con connessione a internet avvenga sempre più precocemente. Secondo i dati del Censis di qualche anno fa, il primo approccio all’uso “da soli” a fine di intrattenimento (visione di video, musica soprattutto) avviene già intorno ai 6 anni o meno.
Di fatto i bambini, spinti anche dalla sollecitazione sociale, sentono sempre più precocemente il bisogno di averne uno proprio, specie quando il confronto con i pari ne alimenta il desiderio.
Alcuni dati sull’uso dei social
Secondo i dati dell’indagine nazionale “Adolescenti e Stili di Vita” (IARD, 2018), il social è utilizzato per mantenersi in contatto con il gruppo dei pari e mantenere quell’approvazione costante, un po’ come “esposti” a una “vetrina di giudizio” costante.
Tra i Social preferiti vi sono Facebook, sebbene in calo negli ultimi anni, a favore di Instagram. Whatsapp non è percepito come social ma come semplice chat che permette di scambiare messaggi gratuitamente. Tra i più giovani grande interesse desta TikTok e la possibilità di mettersi alla prova con challenge e brevi video.
Sentirsi parte di un gruppo e socialmente accettati è molto gratificante per i ragazzi, ma allo stesso tempo queste caratteristiche di internet e dei social media inducono all’uso problematico degli stessi. La combinazione tra adolescenza e le caratteristiche uniche del cyberspazio pongono i ragazzi a rischio di un uso problematico di internet. In adolescenza vi sono molti cambiamenti: maturazione puberale, sviluppo cerebrale, cambiamento nella relazione con i genitori e ambiente sociale in espansione. La straordinaria velocità di contatto e accessibilità senza limiti della rete ha comportato anche la presa di coscienza di molti aspetti negativi connessi alla socializzazione virtuale come ad esempio:
- necessità di sovra-espostizione del sé che sconfina quasi nel patologico,
- sexting,
- cyberbullismo.
Ovviamente, l’uso di internet non è di per sé problematico. Lo può diventare qualora i ragazzi non riescono più a controllare le loro attività online. Diventa problematico quando la vita online è preferita all’incontro con l’altro, influenzando/abbandonando le proprie attività quotidiane (come il sonno, la scuola…).
Il focus su Instagram
Instagram è una piattaforma Social che nasce nel 2010. Inizialmente permetteva unicamente la condivisione di immagini statiche accompagnate da un titolo.
Il grande successo è avvenuto a seguito del lancio in commercio dei primi smartphone con fotocamera frontale che hanno permesso di dare vita alla moda dei “selfie”. Instagram in risposta ha iniziato a permettere di aggiungere filtri alle foto.
Accanto a un crescente numero di iscrizioni, vi è stata una nuova rivoluzione che ha aperto ufficialmente le porte ai più giovani: l’introduzione delle stories. Con questa modalità è possibile condividere un breve video/immagine della durata limitata di 24 ore sul web che racconta quel che mi sta accadendo.
Per i ragazzi rappresenta un potentissimo strumento narrativo, come uno “storytelling“. Il suo uso è simile a un diario (fotografico e video), in cui creo la mia storia, che definisce chi sono e la mantengo nel tempo. Posso prendere consapevolezza identitaria e definire ciò che più mi piace (Riva, Malighetti 2020)
“Cosa si intende per FOMO”
“FOMO” è l’acronimo per “Fear of missing out” letteralmente paura di essere tagliati fuori. Questo fenomeno è correlato all’uso eccessivo dei social network ed si caratterizza per il desiderio di restare continuamente connessi con quello che gli altri stanno facendo (Przybylski et al., 2013).
Rientra, secondo un’etichetta nosografico-descrittiva, tra le ansie di tipo sociale.
Tra le ricerche accademiche (ad esempio Dossey, 2014) che si sono occupate di definirla si apprende che
- è una forza scatenante insita nell’utilizzo dei social,
- per lo più sono i giovani ad esserne maggiormente coinvolti,
- alti livelli di FOMO possono innescare vissuti depressivi o lieve disforia,
- è stata rilevata in ragazzi che sperimentavano bassi livelli di bisogni di soddisfazione e di soddisfazione della vita, contribuendo a sviluppare alta distraibilità nelle attività quotidiane (dovuta ai dispositivi).
Alti livelli di stress, dovuti a questa particolare difficoltà a staccarsi dai social, può incidere sull’umore, in particolare con sentimenti di ansia e deflessione del tono dell’umore. Un alto livello di “FOMO” può poi interferire con il riposo e il sonno (privazione di sonno per controllare gli account ad esempio, o sonno poco ristoratore dovuto all’ansia del controllo).
Si aggiunge che secondo alcune indagini, coloro che sperimentano la FOMO possono tentare di alleviare il vissuto negativo e la propria ansia controllando “la rete di amici” tramite i social. Tuttavia, proprio il controllo dell’account aumenta la probabilità di trovare eventi ai quali non si è preso parte. L’effetto conseguente è un sentimento maggiore di “essere stati tagliati fuori”. Questo circolo vizioso tende ad autorinforzarsi, finendo per trasformare l’uso dei social in un uso problematico (Franchina, 2018).
Una strategia per far fronte a possibili vissuti negativi è cercare di essere maggiormente consapevoli di quali siano le motivazioni che ci spingono a controllare ripetutamente le notifiche e le bacheche social.
In questo modo è possibile realizzare forme di interventi preventivi, volti a migliorare il benessere, in particolare dei ragazzi.
Bibliografia
- Adolescenti e Stili di Vita. Sintesi Risultati. (2018) Istituto IARD
- Dossey, L. (2014). FOMO, digital dementia, and our dangerous experiment. Explore: The Journal of Science and Healing, 10(2), 69-73.
- Franchina, V., Vanden Abeele, M., Van Rooij, A. J., Lo Coco, G., & De Marez, L. (2018). Fear of missing out as a predictor of problematic social media use and phubbing behavior among Flemish adolescents. International journal of environmental research and public health, 15(10), 2319.
- Przybylski, A.K., Murayama, K., DeHaan, C.R., Gladwell, V. (2013). Motivational, emotional, and behavioral correlates of fear of missing out. Comput. Hum. Behav. 29, 1841–1848.
- Riva, G. Malighetti, C.(2020). Psicologia di Instagram. Ed. San Paolo
- Riva, G. (2016). I social network. Il mulino.
Get Social