All’interno dell’iniziativa Settimana del Cervello si è tenuto il mio intervento “Memoria e dintorni – come promuovere un invecchiamento di successo”.

Il tema principale era, come si evince dal titolo, la promozione dell’invecchiamento di successo.

Ma perchè è così importante parlare di promozione di un invecchiamento di successo?

É importante parlare di invecchiamento di successo perchè, come sottolineato da moltissime ricerche, la popolazione sta invecchiando in modo sempre più veloce (per un approfondimento si rimanda all’articolo qui).

L’invecchiamento, inoltre, porta con sé molte patologie croniche che si stima crescere a quattro o più nel 2035 per il 66% della popolazione (Kingston et al., 2018).

Tra le patologie vi è poi la demenza, di cui cresce sempre più il numero degli affetti, e per cui l’età risulta il primo fattore di rischio. Per questa patologia non vi sono farmaci risolutori della malattia. Le uniche “armi” a nostro vantaggio sono la corretta informazione e la prevenzione.

Questi elementi, come ben argomentato dal “Word Alzheimer Report” del 2019, costituiscono i punti di partenza per incentivare la prevenzione di un invecchiamento di successo, contrastando i molti stigmi circa la demenza. Diminuire lo stigma con una corretta informazione, aumenta la consapevolezza della patologia e incentiva la diagnosi. Questo contribuisce nell’immediato alla corretta e tempestiva presa in carico sia del paziente sia della famiglia da una parte, e dall’altra permette di avere più dati a disposizione per una futura cura.

Sfatiamo ora un falso mito, il più radicato inerente la demenza, e che costituisce proprio l’ostacolo principale alla prevenzione, alla diagnosi e alla cura.

Invecchiamento = demenza?

brainASSOLUTAMENTE NO!

Tra le false credenze più diffuse vi è quella per cui la demenza costituisce una normale conseguenza dell’invecchiamento.

Questo concetto è tristemente diffuso a livello popolare e, secondo il World Alzheimer Report (2019), sarebbe un pensiero presente per 2 persone su 3!

Tuttavia è assolutamente una credenza sbagliata!

La vecchiaia è il primo fattore di rischio, ciò vuol dire che più si invecchia più si è esposti al rischio di sviluppare demenza, ma questo non vuol dire che sicuramente si svilupperà una forma dementigena.

Il mondo della cultura, della scienza e dell’arte ha dato dimostrazione di grandi personaggi che nonostante l’età hanno mantenuto una mente brillante. Qualche esempio? Rita Levi-Montalcini, Nelson Mandela, Piero Angela, la Regina Elisabetta II d’Inghilterra… ma sono moltissimi gli esempi.

Cosa succede al nostro cervello con il passare dell’età e perchè questa credenza è così radicata?

L’invecchiamento porta con sé un periodo particolare della vita in cui i comportamenti e i cambiamenti risultano una sfida che include un aumento del rischio di difficoltà fisiche e cognitive.

Fino a cinquant’anni fa la terza età era considerata come un ultimo stadio ma in cui la progettualità era scarsa. Al giorno d’oggi grazie ai numerosi progressi della medicina e del benessere sociale, anche la terza età è stata rivalutata come una fase in cui è possibile uno sviluppo, un cambiamento e una progettualità.

Certo, il nostro cervello, come tutto il nostro corpo e i nostri organi si modifica e invecchia a livello biologico. Molti sono i cambiamenti a livello strutturale e di trasmissione dell’impulso.

Nello specifico il nostro cervello

  • diventa lievemente di dimensioni più ridotte (processo di atrofico),
  • si modifica la struttura dendritica (ovvero le connessioni del nostro cervello),
  • diminuisce la mielinizzazione e i recettori dopaminergici sono meno efficaci.

Queste modifiche portano con sé alcuni cambiamenti a livello cognitivo quale minor velocità di elaborazione e maggiore difficoltà attentive, ma questo non vuol dire manifestare una demenza, e soprattutto con una appropriata stimolazione cognitiva, numerose ricerche, dimostrano un mantenimento delle performance nel tempo.

Lievi difficoltà cognitive non costituiscono demenza, è necessario un controllo neurologico/geriatrico e neuropsicologico per definire se vi sono manifestazioni dementigene e di che tipo nel caso.

Cosa si può fare per una buona prevenzione?

Come sottolineato da numerose ricerche, tra cui il recente lavoro di Livingston (Livingston et al., 2017), contribuiscono a una buona prevenzione

  1. Controllo dei fattori di rischio cardiovascolari (ipertensione, diabete, ipercolesterolemia)
  2. Mantenimento di una buona attività fisica
  3. Seguire una dieta bilanciata tenendo sotto controllo peso e circonferenza addominale
  4. Mantenere allenato il nostro cervello quotidianamente
  5. Mantenersi attivi a livello sociale e tenere sotto controllo la salute psicologica (depressione e ansia)
alz risck

credit: Alzheimer’s Disease International

Bibliografia

  • Kingston, A., Robinson, L., Booth, H., Knapp, M., Jagger, C., & MODEM project. (2018). Projections of multi-morbidity in the older population in England to 2035: estimates from the Population Ageing and Care Simulation (PACSim) model. Age and ageing47(3), 374-380.
  • Alzheimer’s Disease International. (2019). World Alzheimer Report 2019: Attitudes to dementia.
  • Livingston, G., Sommerlad, A., Orgeta, V., Costafreda, S. G., Huntley, J., Ames, D., … & Cooper, C. (2017). Dementia prevention, intervention, and care. The Lancet390(10113), 2673-2734.