La profondità inesprimibile della musica, così semplice da comprendere e allo stesso tempo inspiegabile, è dovuta al fatto che riproduce tutte le nostre emozioni più intime del nostro essere, ma in maniera completamente estranea alla nostra realtà e alla sua sofferenza… La musica esprime solo la quintessenza della vita e i suoi avvenimenti, mai gli eventi stessi” (O. Sacks, Musicophilia, 2007)

Negli scorsi giorni è rimbalzata la notizia di come i “tormentoni musicali” possano aiutare la memoria (uno dei tanti articoli qui). La notizia cita un recente studio (Kubit, B. M., & Janata, P.; 2021) in cui gli autori si sono domandati perchè la musica sia così forte nell’evocare ricordi autobiografici.

Per indagarlo i ricercatori hanno coinvolto 31 persone in tre diverse condizioni. I partecipanti hanno iniziato ascoltando un brano che non conoscevano e, una settimana dopo, lo hanno ascoltato nuovamente, ma questa volta, in abbinamento a scene di film che non conoscevano e di cui solo un filmato non aveva il sottofondo musicale. In seguito è stato chiesto ai partecipanti di ricordare quanti più dettagli possibili dei vari spezzoni di film accompagnati dalla musica.

Cosa hanno evidenziato?

Più la musica era stata loro riproposta, più il ricordo era nitido e accurato. I ricercatori hanno sottolineato come il ricordo evocato dalla musica serva come meccanismo di consolidamento per le informazioni episodiche associate. Il gruppo di ricerca, in conclusione, sottolinea come i meccanismi di attivazione interni della memoria siano un processo naturale che migliora il ricordo degli eventi che accadono nella nostra quotidianità.

Ma come mai accade questo? Cos’è la musica e davvero la musica aiuta la memoria?

Cos’è la musica?

La musica non è solo una produzione artistica, ma è prima di tutto un linguaggio per comunicare e che evoca emozioni e vissuti.

Come il linguaggio la musica è tra i fondamenti di ogni civiltà: se pensiamo ai primitivi modi di comunicare che sono riconducibili a elementi in realtà musicali (urla, battiti di mani e di utensili…), fino ai primi strumenti musicali ritrovati (costruiti 50.000 e i 60.000 anni fa), ci rendiamo conto di come la cultura musicale faccia fortemente parte del nostro essere.

La musica è attivante, è fonte di gratificazione e veicola emozioni.

A livello cognitivo la musica è uno stimolo uditivo complesso e viene processata in modo contemporaneo in diverse aree cerebrali. La musica viene elaborata in modo gerarchico e distribuito. Nello specifico: coinvolge il lobo temporale destro, indispensabile per riconoscere ed eseguire le melodie, e il lobo temporale sinistro, da cui dipendono l’elaborazione del linguaggio musicale, ma anche la scrittura, la composizione e l’esecuzione della musica.

L’attivazione dei lobi temporali non esaurisce l’esperienza musicale, che come abbiamo detto coinvolge invece diverse aree cerebrali, abbiamo infatti

  • il sistema nervoso vegetativo che regola pressione arteriosa, il ritmo cardiaco, la respirazione, la sudorazione e altre reazioni fisiologiche. Ascoltando musiche allegre o sentimentali, esaltanti o rilassanti possono modificare le risposte respiratorie e cardiovascolari: modulando il respiro e il ritmo cardiaco;
  • il sistema motorio. I brani musicali provocano frequentemente risposte di tipo motorio (tamburellare le dita, tenere il tempo con mani o piedi, oscillazione del corpo…);
  • il sistema cognitivo e comportamentale. La musica è una forma di comunicazione strutturata, un vero linguaggio, deve pertanto essere “decodifica” con processi logici, ma suscita anche una risposta più comportamentale ed emotiva.

Cosa succede al nostro cervello?

Quando ascoltiamo una canzone, le cellule del nostro sistema nervoso, i neuroni, si mettono in comunicazione tra di loro. Per comunicare utilizzano i neurotrasmettitori (nello specifico la dopamina), sostanze chimiche che veicolano le informazioni tra le cellule. Rilasciati i neurotrasmettitori, i neuroni attivati vanno ad interagire con i neuroni limitrofi trasformando l’impulso nervoso iniziale in una risposta cellulare specifica. A questo punto viene indotto un meccanismo cerebrale di risposta che può essere di carattere motorio, emotivo, cognitivo…

Questo accade perchè la dopamina ha un effetto psicoattivo sul nostro cervello (simile all’assunzione di droga). È proprio grazie a questo neurotrasmettitore che viene esercitato il controllo sul movimento, sulla capacità di attenzione e di apprendimento, su alcuni aspetti delle funzioni cognitive, sulla sensazione di piacere e sul meccanismo del sonno. 

L’effetto della musica sull’organismo

Come abbiamo accennato la risposta che il nostro organismo può avere è differente. Non coinvolge solo il piano emotivo ma anche risposte di tipo motorio, attentivo… facciamo alcuni esempi.

In ambito sportivo, alcuni atleti si isolano prima di un importante evento ascoltando musica con le cuffiette prima di scendere in campo per cimentarsi nella loro performance. In questo caso l’ascolto ha lo scopo di migliorare la loro concentrazione, ma anche di far acquisire forza ed energia. Questo perchè si viene a creare una sincronizzazione dei battiti e del tempo della musica che si ascolta, con la successione di movimenti ripetitivi. In questo modo l’atleta è in grado di migliorare il rendimento dell’attività dando più regolarità al movimento, rendendolo più efficiente e prolungando la resistenza. La scansione temporale musicale fornisce dei riferimenti consentendo di ottimizzare la spesa energetica.

Ma la musica può essere utilizzata, al contrario, anche per rilassarsi e ridurre situazioni di stress e dolore. Questo perchè i diversi generi creano un effetto in chi li ascolta. Musica definita “rilassante” è in grado di ridurre i livelli ematici di un ormone, il cortisolo (legato allo stress). Generalmente viene utilizzata musica classica a questo proposito, ma molto dipende dai gusti dell’ascoltatore e dai suoi vissuti. 

La musica aiuta davvero la memoria?

In ambito clinico la musica è spesso utilizzata a fini riabilitativi e/o per coinvolgere positivamente soggetti fragili creando momenti di stimolazione e intrattenimento.

È di quest’anno un celebre video che ritrae una ex ballerina classica affetta da Alzheimer tenere il tempo e mimare con le mani i movimenti sulle note de “Il Lago dei Cigni”. In questo caso il ricordo della forte esperienza legato alla melodia ha riacceso i canali motori della paziente, rievocando i movimenti del balletto come se non vi fossero problemi mnesici. Anche Oliver Sacks, nella sua esperienza presso le strutture geriatriche (un estratto della video-intervista qui), ha sottolineando come l’esperienza musicale sia un potente mezzo di comunicazione e di connessione con l’altro, qualunque sia la compromissione cognitiva.

Ma ci sono diversi esempi anche con persone affette da Parkinson in cui la musica viene utilizzata come “motore” per migliorare il movimento e la coordinazione.

Passando a popolazioni non cliniche, ciò che emerge è sicuramente il forte legame che vi è tra musica ed emozione (ad esempio: Jakubowski et al., 2020). La musica sembra essere associata particolarmente ai ricordi emotivi positivi con temi sociali e di vita quotidiana (Jakubowski et al, 2021), rendendola rilevante anche per aiutare e migliorare la soddisfazione della propria vita anche nel caso della recente epidemia di Covid-19 (Krause et al., 2020).

La ricerca psicologica generale ha dimostrato che i ricordi autobiografici, legati quindi a proprie esperienze di vita, di determinati periodi di tempo, vengono ricordati meglio di altri. Questo è tanto vero soprattutto se i ricordi sono di esperienze nuove e circoscritte. La musica in questo frangente aiuterebbe, creando un ulteriore collegamento e facilitando il ricordo, perchè esperienza a sua volta positiva.

Tornando alla nostra domanda iniziale legata più ai tormentoni estivi, è ipotizzabile che questi ultimi, per la massiccia presenza nei media, costituiscano un po’ una colonna sonora delle nostre esperienze migliorando il ricordo di ciò che ci sta capitando. Come hanno sottolineato gli autori della ricerca da cui siamo partiti, è proprio la musica che rafforzare il collegamento con ciò che ci accade a rendere migliore il ricordo.

 

Bibliografia

  • Balestrieri, A. (2021), La mente in musica. Come reagisce il cervello all’ascolto della musica.
  • Krause, A. E., Dimmock, J., Rebar, A. L., & Jackson, B. (2020). Music listening predicted improved life satisfaction in university students during early stages of the COVID-19 pandemic. Frontiers in Psychology11.
  • Kubit, B. M., & Janata, P. (2021). Spontaneous mental replay of music improves memory for incidentally associated event knowledge. Journal of Experimental Psychology: General.
  • Terry, Peter & Karageorghis, C. (2011), Music in sport and exercise. The new sport and exercise psychology companion
  • Jakubowski, K., Eerola, T., Tillmann, B., Perrin, F., & Heine, L. (2020). A cross-sectional study of reminiscence bumps for music-related memories in adulthood. Music & Science3, 2059204320965058.
  • Jakubowski, K., & Ghosh, A. (2021). Music-evoked autobiographical memories in everyday life. Psychology of Music49(3), 649-666.