Il 15 marzo si celebra la giornata nazionale del fiocchetto lilla dedicata ai disturbi del comportamento alimentare.

Il fine è quello di sensibilizzare e promuovere una corretta informazione sul tema dei disturbi alimentari.

Questa giornata è stata promossa nel 2012 dall’Associazione “Mi Nutro di Vita”(di Pieve Ligure – GE), nello specifico dal papà di Giulia, giovane diciassettenne che ha perso la vita, proprio il 15 marzo, a seguito delle conseguenze della bulimia.

Ma cosa si intende per disturbi del comportamento alimentare e quali sono?

Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione

I Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione (DNA) si caratterizzano per un persistente disturbo della condotta alimentare oppure un comportamento alimentare che ha come risultato un alterato consumo/assorbimento di cibo e che compromette significativamente la salute fisica o il funzionamento psicosociale (DSM-5, 2013).

I disturbi della nutrizione si caratterizzano dunque per un disfunzionale comportamento alimentare, una variazione di peso e una possibile alterata percezione corporea. Accanto a tali aspetti spesso troviamo una comorbilità con altri disturbi psichici tra cui disturbi d’ansia e dell’umore e disturbi ossessivo-compulsivi.

Pensiero comune, erroneo, indica il basso peso corporeo come unico marcatore specifico per i DNA, tuttavia tale dato è fuorviante: anche condizioni di normopeso e sovrappeso, fino all’obesità, possono essere associate alla presenza di tale disturbo.

Facendo riferimento al DSM-5 (2013), sotto l’etichetta di Disturbo della Nutrizione dell’Alimentazione troviamo una serie di disturbi che si differenziano per criteri caratteristici. Tra le forme più conosciute di difficoltà vi sono quelle legate all’anoressia nervosa, alla bulimia nervosa e al disturbo da binge-eating.

Anoressia Nervosa

L’Anoressia Nervosa si caratterizza per una restrizione nell’assunzione delle calorie necessarie.

Tale riduzione ha come effetto una significativa perdita di peso in relazione a età, sesso, sviluppo e salute fisica. Tale comportamento è poi alimentato dalla intensa paura di aumentare di peso o di diventare grassi, oppure un comportamento persistere che interferisce con l’aumento di peso, anche se significativamente basso.

Effetto ultimo di queste difficoltà è l’alterazione del modo in cui viene vissuto il peso o la forma del corpo: nello specifico eccessiva influenza di queste componenti sui livelli di autostima, e/o persistente mancanza di riconoscimento della gravità della condizione di sottopeso (DSM-5, 2013)

(Per un ulteriore approfondimento si rimanda all’articolo “Disturbi dell’alimentazione – Anoressia Nervosa”)

Bulimia Nervosa

La Bulimia Nervosa si caratterizza, invece, per ricorrenti episodi di abbuffata. Con quest’ultimo temine si fa riferimento a mangiare, in un determinato lasso di tempo, una quantità di cibo significativamente maggiore di quella assunta, nello stesso tempo e in circostanze simili, da altre persone. Tale episodio si accompagna alla sensazione di perdere il controllo: non riuscire a smettere di mangiare, o controllare cosa e quanto si stia mangiando.

Accanto a questi episodi di abbuffate sono messe in atto le cosiddette “condotte compensatorie” per prevenire l’aumento di peso. Tra le condotte compensatorie vi sono l’induzione del vomito, l’abuso di lassativi o diuretici o altri farmaci, il digiuno o anche la pratica di attività fisica eccessiva.

Come per l’anoressia, anche nella bulimia l’autostima è strettamente influenzata alla forma e dal peso corporeo.

Disturbo da Binge-Eating

Il Disturbo da Binge-Eating è meno conosciuto rispetto i precedenti citati.

Come per la bulimia, si caratterizza per ricorrenti episodi abbuffate.

A tali episodi si aggiunge (almeno 3 o più dei seguenti aspetti): un ingurgito di cibo molto più veloce del normale, la sensazione di essere sgradevolmente pieni, mangiare grandi quantità di cibo anche senza la sensazione di fame, mangiare da soli per evitare l’imbarazzo di essere visti mangiare, sentirsi disgustati da sé stessi, deflessione del tono dell’umore e senso di colpa. Tali episodi provocano importante disagio.

A seguito dell’abbuffata non sono presenti condotte di compensazione inappropriate come per la bulimia nervosa.

Oltre le “etichette”

Ciò che abbiamo esposto fino ad ora costituiscono la descrizione nosografico-descrittiva ovvero le “etichette”, i nomi, con cui le patologie vengono chiamate e definite da criteri specifici. Queste diagnosi, tuttavia, nulla ci dicono del disagio che sta vivendo la Persona.

La diagnosi nosografica-descrittiva riveste importante utilità comunicativa (fondamentale per la presa in carico multidisciplinare e la comunicazione tra professionisti), e interventistica (ad esempio con l’uso di protocolli medici specifici). Tuttavia, come già ribadito in molti miei articoli, a livello clinico risulta scarsamente utile.

Durante il percorso psicoterapico noi siamo in colloquio con il “Chi”, la Persona, con la sua esperienza e il suo vissuto, unico e irripetibile, tipico del suo modo di fare esperienza individuale, frutto della sua storia di vita e delle sue progettualità future (orizzonti di attesa).

È quindi fondamentale, accanto alla diagnosi nosografico-descrittiva, la comprensione dell’esperienza del disturbo, la diagnosi esplicativa, che consente di comprendere i motivi del disagio, più che il nome con il quale esso è etichettato. Questa modalità di lavoro permette di impostare un percorso volto a migliorare lo stato di malessere della persona nel qui ed ora e alla sua successiva risoluzione.

La lettura fenomenologica

Al di là delle peculiarità di ciascuna patologia e del singolo che sperimenta la sofferenza, per comprendere i disturbi del comportamento alimentare è fondamentale, come accennato poco fa, comprendere i diversi modi di sentirsi emotivamente situati (e il rapporto dialettico ipseità-alterità) ai fini del mantenimento di un adeguato senso di stabilità personale.

In questo tipo di problematiche centrale e peculiare è il rapporto con la “carne”, con il corpo.

Il corpo in questi disturbi è mezzo di comunicazione e di riferimento per sé stessi, del mantenersi identitario e lontano dall’altro. Il corpo può diventare modo per regolare stati emotivi quali l’ansia e l’umore deflesso, ma anche per sfuggire da una emotività che diventa troppo difficoltosa da gestire (Liccione D., 2019).

Il lavoro terapeutico parte proprio da questi concetti, dall’esplorazione del qui ed ora. Uscire dai meccanismi dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione è possibile.

Se conosci qualcuno che ne soffre o ti sembra che la situazione stia sfuggendo di mano, chiedi aiuto.

Non c’è male più arrogante del disturbo alimentare e della sua folle pretesa di una perfezione non difficile, ma impossibile da conquistare per l’essere umano, la cui infinita bellezza risiede proprio nell’imperfezione che strutturalmente lo accompagna.

“Una vita sottile” – C. Gamberale

 

Bibliografia

  • American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and statistical Manual of Mental Disorders (Fifth Edition) DSM-5. Washington DC, American Psychiatric Publishing.
  • Liccione, D. (2019). Psicoterapia cognitiva neuropsicologica. Nuova edizione ampliata, rivista e aggiornata. Torino, Bollati Boringhieri