La parola stress letteralmente indica il concetto di “pressione”. Tale termine, infatti, venne preso in prestito dalla metallurgia dove indica appunto la pressione che viene applicata a un metallo per mettere alla prova le sue doti di resistenza sotto sforzo (“resilienza”). L’origine del termine è ad opera di medico austriaco Hans Selye (1936), che lo utilizzò per la prima volta nel suo noto testo Stress in health and disease (1976). Dalla iniziale definizione di Selye, ci vollero diversi anni di elaborazione, prima di giungere al concetto che tutti noi conosciamo.
Come un metallo anche noi talvolta ci troviamo ad affrontare alcuni momenti di tensione e di pressione.
Se lo “stress” è la reazione da parte dell’organismo, lo “stressor”, invece, è l’evento stressante o il fattore che causa la suddetta reazione. Per far fronte a questo evento è necessario mettere in gioco le nostre risorse, riorganizzandole in modo positivo e costruire nuove possibilità. In questo modo affronteremo la situazione in modo “resiliente”.
Lo stress possiamo immaginarlo come una sorta di curva. È una reazione che il nostro organismo mette in atto in risposta agli eventi.
Come si vede dal grafico nella prima parte ho basse prestazioni a basso costo di attenzione. Progressivamente la richiesta aumenta arrivando a buone prestazioni con un giusto costo di richiesta stressogena. Infine nell’ultima parte della curva, lo stress perdura e diventa quindi un’alta richiesta ma le mie prestazioni diminuiscono.
Come si è intuito esso non non è solo un fattore negativo ma, anzi, è un alleato per restare concentrati e in allerta e che rende possibile avere delle buone prestazioni in quella che è la nostra quotidianità.
È bene inoltre precisare che si deve distingue tra eventi stressanti acuti e cronici. I primi identificano uno stato intenso e transitorio in cui è richiesta la massima attenzione; i secondi, fanno riferimento invece a situazioni che si protraggono per lungo tempo con richieste continue.
È giustificato lo stress ora?
In questo momento storico è assolutamente normale essere stressati: lo stress come detto poco fa, è il nostro essere in allerta. Questa allerta ci permette di seguire quelle che sono le norme che ci vengono dettate e permette di preservarci.
Si deve sottolineare, inoltre, come lo stress è legato a quello che viene definito bilancio dello stress in cui sono in gioco:
- Richieste e le risorse prodotte dall’ambiente
- Richieste e le risorse che ho a disposizione io
Qualora le richieste avanzate dall’ambiente o da me stesso risultino troppo alte e perpetrate per troppo tempo, e non sento di avere le risorse a disposizione, è in quel momento che le difficoltà si avvertono in modo maggiore.
Quando lo stress diventa troppo preoccupante?
Lo stress ci deve preoccupare quando influenza la nostra performance quindi quando il nostro modo di affrontare le attività peggiora e si manifestano quelli che possono essere dei sintomi di natura comportamentale, cognitiva ed emotiva.
Ci dobbiamo preoccupare quando a livello comportamentale notiamo delle alterazioni a livello di socialità, siamo più aggressivi, abbiamo una alterazione dell’appetito e/o difficoltà nei ritmi del sonno, nonché vi è l’utilizzo l’uso o abuso di sostanze (alcol, farmaci, fumo). Oltre a questo è necessario porre attenzione ad alterazioni a livello cognitivo ed emotivo: ad esempio difficoltà di concentrazione, difficoltà di memoria, confusione, incertezza; stati di ansia e depressione, crisi di pianto, irritabilità e insofferenza.
È possibile gestire lo stress?
Due sono le modalità attraverso sui provare a regolare lo stress: una via top-down ovvero attraverso i processi cognitivi, cercando di regolarci in modo razionale; oppure attraverso il bottom-up ovvero utilizzando il nostro corpo per provare a distrarre ed alleviare il carico della nostra mente.
All’interno del panorama attuale si possono cercare alcune strategie che possono aiutarci a gestire meglio il momento di stress. Vediamo insieme alcune strategie:
- Riposarsi. Cercare un momento di pausa e riposarsi in modo efficace. Il riposo non deve essere visto come uno spreco di tempo, ma una necessità per recuperare le energie ed essere più produttivi.
- Mangiare qualcosa di buono o preparare qualcosa che ci appaghi. È una piccola coccola e un momento che prendiamo per noi stessi, al fine di proseguire in maniera concentrata e cercando di gestire la tensione.
- Aprire la prospettiva mentale. La ricerca focalizzata e continua sulla tematica emergenziale è poco utile e funzionale. Devo, invece, cercare di affrontare la realtà attraverso quelle che sono le solo le fonti ufficiali, e solo in alcuni momenti. Al contempo posso usare questo periodo in modo positivo per aprire nuovi spazi di dialogo/cercare nuovi spunti: posso concedermi, ad esempio, di avvicinarmi a nuovi hobby o interessi.
- Condivisione e confronto. L’isolamento e la quarantena ha confinato il nostro contatto con l’altro alle mura domestiche quando possibile e quando presenti. La possibilità di confrontarsi e condividere i propri pensieri con l’altro è fondamentale per scongiurare sensazioni di isolamento. L’abbondanza di mezzi di comunicazione è la carta a nostro favore in questo periodo storico.
- Rilassamento attivo e passivo. Sono due modalità attraverso cui provare a stemperare la tensione provata. Il rilassamento attivo è indicato in tutte quelle situazioni in cui si ha maggior difficoltà a rallentare i ritmi magari per l’elevata tensione. L’attività attiva comprende tutte quelle pratiche che permettono come di “scaricare” la mia tensione ad esempio ascoltando musica, praticando attività fisica… Il rilassamento passivo invece comprende tutte quelle pratiche che mirano alla modulazione della respirazione e della tensione muscolare in modo progressivo (ad esempio attraverso pratiche di visualizzazione guidata, meditazione, rilassamento funzionale, metodo Jacobson…).
- Per altre strategie riferibili soprattutto a questo periodo storico, vi consiglio di leggere l’approfondimento già trattato qui
Come affrontare lo stress e cercare di rilassarsi se si è a lavoro?
Fondamentale è la respirazione, trovare la possibilità di modulare il nostro respiro prima di prendere decisioni se possibile al fine di ridurre la tensione interna. Fondamentale inoltre, è la possibilità di esser supportati da un gruppo e dal team di lavoro. La gestione della crisi all’interno del gruppo lavoro permette di sentirsi parte dello stesso e di condividere la propria tensione.
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