Quando inizia un nuovo anno, una delle consuetudini più diffuse è quella di stilare una lista di buoni propositi: c’è chi vuole iniziare a fare sport, chi impegnarsi in una dieta, altri che vorrebbero imparare una nuova lingua… alcuni obiettivi sono abitudini che vogliamo cambiare, obiettivi che desideriamo raggiungere e nuovi progetti che vogliamo realizzare. Spesso, però, accade che con il passare delle settimane, l’impegno a mantenere i buoni propositi inizia ad affievolirsi, mettiamo da parte la nostra lista e pian piano abbandoniamo ogni buon proposito fatto a inizio anno. Proviamo a capire insieme perchè questo accade, partendo da cosa si intende per “buon proposito” arrivando poi a capire se e quando è utile farli.
Cos’è un buon proposito?
Con il termine di buon proposito facciamo riferimento a un obiettivo, o ancora meglio una progettualità futura per se stessi legata al concetto di un io ideale in cui rientrano aspirazioni ed aspettative che abbiamo su noi stessi. Alcuni propositi sono comuni, come quello di iniziare a fare sport o dare un esame tanto atteso. Altri obiettivi però sono più ambiziosi, difficili da raggiungere e per questo spesso più affascinanti e desiderabili. Il buon proposito per funzionare deve avere un buon esame di realtà: un’analisi delle nostre capacità e delle nostre potenzialità che ci fa creare un piano per realizzare quello che abbiamo pensato per noi stessi, nella concretezza. In alternativa è qualcosa di poco definito e nebuloso e che può portarci ad abbandonare velocemente l’obiettivo.
Serve davvero fare tanti buoni propositi?
Avere obiettivi e buone progettualità è fondamentale per ciascuno di noi. Ci dà una spinta positiva e funge da carburante per la nostra motivazione. Va bene anche avere delle aspirazioni ambiziose, un po’ sopra le righe o che ci mettono alla prova e ci possono far realizzare qualcosa di inaspettato.
Sono come delle “spinte” che devono però essere mantenute nel tempo per poter portare alla realizzazione del nostro obiettivo. Quando non riusciamo a fare ciò che ci siamo proposti, rischiamo di provare ansia e avere paura di non essere all’altezza delle situazioni, innescando una percezione errata di noi stessi, che rischia di giudicarci negativamente e come poco determinati. Però attenzione non è proprio così…
Un errore frequente è quello di porsi solo l’obiettivo finale, ignorando il percorso che vi è da fare, le tappe intermedie e l’impegno che questo presuppone. È importante, invece, goderci il tragitto che porta a ciò che vogliamo raggiungere, perché può rappresentare molto in termini di crescita personale.
Perché abbandoniamo i buoni propositi?
Anche se siamo spinti da una forte motivazione, capita talvolta di non riuscire a realizzare un buon proposito. Ciò accade perché sebbene abbiamo buone ambizioni esse non ci rispecchiano in modo identitario, ovvero non ci rappresentano veramente. I nostri buoni propositi possono partire da aspirazioni che non ci appartengono e/o che sono esterne a noi: imposti dalla cultura in cui ci troviamo (come ad es. dover riacquistare una certa forma fisica post vacanze, seguire una “dieta detox”…), dalle persone a noi significative (come ad es. doversi iscrivere all’università, desiderare diventare genitore…). Fallire la realizzazione di un buon proposito, in questo caso, è dovuto proprio al fatto che non ci appartengono. Questo ci fa sentire inadeguati e non all’altezza, facendoci pensare di voler raggiungere degli standard che, però, non rispecchiano i nostri reali obiettivi.
Può accadere quindi di dover mettere da parte un obiettivo ed è bene mettere a fuoco il motivo per cui viene messa da parte questa progettualità. Potrebbe essere infatti che l’obiettivo posto sia poco identitario e non ci rispecchi quindi, o che non sia il momento adatto a realizzarlo oppure ancora che sia necessario riformulare la mia progettualità in base al modificarsi del contesto.
Cosa succede se abbandoniamo un buon proposito?
Mettere da parte o abbandonare del tutto un buon proposito ha delle conseguenze che possono incidere sul nostro benessere emotivo, soprattutto se questa progettualità era stata condivisa. Possono esserci vissuto di ansia, senso di inadeguatezza e vergogna, tristezza, vissuto di incapacità…
In questo caso l’abbandono di un buon proposito può diventare problematico perché rischiamo di percepire un’immagine errata di noi stessi legata al fallimento, e a senso di impotenza e tristezza.
Buoni propositi come occasione di crescita
È impostante definire quanto un obiettivo che ci stiamo ponendo ci rispecchi e sia un qualcosa che “ci assomiglia”. Solo questi obiettivi infatti sono quelli su cui è possibile mantenere quella spinta di cui abbiamo parlato ad inizio articolo e che possono portare ad arrivare all’obiettivo che prefissato. In questo senso è come se l’obiettivo fosse una crescita personale.
Fondamentale è aver chiaro che cambiare è impegnativo e complicato, e diventa quasi impossibile se ci poniamo obiettivi che non sono in linea con il nostro vero sentire e magari troppo ambiziosi. È necessario tener in considerazione che cambiare può spaventare perché, anche se la situazione che viviamo non è positiva, le conosciamo e quindi è rassicurante. Il cambiamento è come un salto nel vuoto e, anche se magari c’è un’aspettativa di soddisfazione maggiore, non lo mettiamo in atto perché è qualcosa di sconosciuto.
In questo senso il lavoro di un professionista psicologo, psicoterapeuta, può aiutarci a porre l’attenzione su chi siamo, su quali sono i nostri bisogni e comprendere se gli obiettivi che ci siamo posti ci appartengono veramente oppure no. A questo proposito, porsi degli obiettivi più realistici, e dei sotto-obiettivi, è funzionale perché ci consentirà di raggiungerli con più facilità, “ci assomigliano”, sono alla nostra portata ed, elemento fondamentale, li desideriamo davvero. Appare chiaro quindi che non è necessario che sia inizio, fine, o metà anno… se vi è una progettualità posso in ogni momento mettermi in gioco per realizzarla.
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