Il 21 settembre è la Giornata Mondiale dell’Alzheimer. Ogni anno il mese di settembre è dedicato alla sensibilizzazione e alla promozione di una corretta informazione sulle patologie dementigene.
Demenza o demenze?
Cosa vuol dire demenza? Di fatto il termine demenza indica un declino delle abilità cognitive tale da interferire con le normali attività quotidiane. È un termine generale, o meglio, definito “ombrello” perchè racchiude al suo interno un insieme di declinazioni invece tipiche-patologiche.
Il termine demenza infatti non fa riferimento a una patologia specifica ma è invece un modo generale di descrivere una vasta gamma di sintomi che possono coinvolgere la sfera cognitiva e comportamentale. Tali difficoltà, inoltre, devono avere una interferenza con la vita di tutti i giorni.
Questo termine è spesso, poi, impropriamente utilizzato accostato al concetto di “invecchiamento” e “senilità”.
La “demenza senile” invece non esiste!
Questo modo di dire riflette la convinzione, un tempo molto diffusa, ma errata, che il declino cognitivo rappresenti una caratteristica normale dell’invecchiamento.
Effettivamente l’età costituisce il maggiore fattore di rischio per lo sviluppo di patologie dementigene, ma non tutte le persone anziane vanno incontro a un declino cognitivo. Pensate a quante persone hanno superato età i 70, 80 e 90 anni, anche del mondo dello spettacolo ad esempio, e hanno conservato le loro abilità cognitive, continuano ad essere menti brillanti! È possibile infatti invecchiare in salute e mantenere buone abilità cognitive. (Avevamo trattato questo argomento qui)
Quando si parla di demenza, quindi, si fa riferimento a una malattia neurodegenerativa, cronica e che può manifestarsi in forme diverse e con caratteristiche tipiche differenti l’una dall’altra. Importante risulta la tempestività della diagnosi al fine di una corretta diagnosi e presa in carico della persona.
La malattia di Alzheimer
La malattia di Alzheimer è una forma di demenza, la più comune, rappresentando circa il 60-80% dei casi. È una patologia con andamento lento e ingravescente, i cui sintomi di esordio sono spesso sottovalutati come conseguenze tipiche dell’invecchiamento. Tra i sintomi iniziali vi sono le difficoltà cognitive spesso inizialmente di memoria: difficoltà a ricordare informazioni, nomi o eventi recenti. A livello affettivo-comportamentale è molto diffuso nelle fasi iniziali apatia e deflessione del tono dell’umore. Il progredire della patologia porta con sé altre alterazioni come disturbi della comunicazione (perdita delle parole e difficoltà ad esprimersi), disorientamento (nello spazio e nel tempo), confusione, scarsa capacità di giudizio, cambiamenti comportamentali, fino a un coinvolgimento delle abilità di base come difficoltà a parlare, deglutire e camminare.
La causa della patologia, ad oggi, è ricondotta l’accumulo di proteine di beta-amiloide e di proteina tau nei neuroni. Queste proteine portano progressivamente alla morte delle cellule neuronali e al conseguente generale danno al tessuto cerebrale.
Viene da chiedersi cosa sia possibile fare. Ad oggi non vi è una cura per “bloccare” o far regredire la malattia. Si possono però adottare terapie farmacologiche e non farmacologiche di trattamento dei sintomi e di mantenimento delle abilità residue il più a lungo possibile. Fondamentale è quindi conoscere la malattia per poter adottare strategie tempestive e definire una presa in carico che miri al mantenimento delle abilità residue
Vi lascio una brochure informativa realizzata in occasione di questo 21 settembre Brochure
Get Social