Nel mese di luglio si è tenuta l’annuale conferenza internazionale della malattia di Alzheimer (AAIC) in modalità web.
Durante questo importante evento è stato presentato da “The Lancet Commission”, un gruppo di 28 esperti di demenza a livello mondiale, l’aggiornamento della letteratura scientifica degli ultimi anni relativa ai fattori di prevenzione delle demenze.
Anche in vista del prossimo 21 settembre (Giornata Mondiale a Prevenzione dell’Alzheimer) si propone una breve lettura sulla revisione dei fattori di prevenzione (l’articolo a cui si fa riferimento è consultabile interamente qui).
2020 report of the Lancet Commission
Nel report aggiornato del 2020 si sottolinea la necessità di porre attenzione a 12 fattori di rischio modificabili per prevenire e/o posticipare l’insorgenza delle patologie dementigene.
La precedente analisi (Livingston et al., 2017) sosteneva che circa un terzo dei casi mondiali di demenza fossero prevenibili o ritardabili intervenendo su nove fattori di rischio:
- ridotta istruzione,
- ipertensione,
- perdita precoce dell’udito,
- abitudine al fumo,
- obesità,
- depressione,
- inattività fisica,
- diabete,
- scarsi contatti sociali.
La revisione dell’edizione 2020 del rapporto ne aggiunge altri tre:
- consumo eccessivo di alcol,
- traumi cranici,
- inquinamento atmosferico.
Secondo i ventotto esperti della commissione questi 12 fattori potrebbero ridurre di circa il 40% i casi di demenza in termini di prevenzione dell’insorgenza e ritardo nell’insorgenza dei sintomi.
L’attenzione è stata posta in particolare nei confronti dei Paesi a medio e basso reddito dove i casi di demenza stanno aumentando più rapidamente. I fattori che in tal senso influenzerebbero questo aumento di casi riguarderebbero la bassa scolarizzazione, la perdita dell’udito e le malattie legate a scorrette abitudini alimentari (nello specifico ipertensione, diabete e obesità).
Quando è opportuno tenere sotto controllo questi fattori?
“It is never too early and never too late in the life course for dementia prevention”
(Gill Livingston et al., 2020)
Il dato sicuramente più importante ed interessante dello studio è che non è mai troppo presto o troppo tardi per prevenire il rischio di demenza.
Gli autori, infatti, scrivono che i rischi collocabili
- in giovane età, ovvero prima dei 45 anni – come la minore scolarizzazione – incidono sulla riserva cognitiva (ovvero quello zainetto di compensazione che aiuta il nostro cervello in caso di danni cerebrali e che si costituisce e mantiene proprio tenendo allenato il cervello);
- nella mezza età e l’età avanzata influenzano la riserva cognitiva e possono inoltre innescare sviluppi neuropatologici.
Il consiglio è di mantenersi attivi a livello cognitivo, fisico e sociale lungo tutto l’arco della vita, compresa la mezza età e l’età avanzata, sebbene in questi due ultimi momenti vi sono piccole evidenze rispetto allo specifico valore protettivo delle singole attività per la demenza.
Le raccomandazioni relative ai 12 fattori di rischio
Più nello specifico, in merito ad alcuni fattori di rischio, gli autori sottolineano alcune accortezze al fine di creare una sorta di linea guida di prevenzione.
- Ipertensione: è suggerito di mantenere la pressione sistolica con valore inferiore a 130 mm Hg già intorno ai 40 anni. In caso di ipertensione, a livello farmacologico viene considerato solo l’utilizzo di farmaci anti-ipertensivi, che secondo gli studi considerati, risulterebbero l’unico medicamento in grado di svolgere azione preventiva sulla demenza;
- Obesità e diabete: la riduzione di questi due fattori hanno un impatto fondamentale nel mantenere sotto controllo i rischi a livello cardiovascolare e di accidenti cerebrovascolari;
- Inquinamento: altrettanto importante è la riduzione all’esposizione dell’inquinamento dell’aria e del fumo passivo. L’effetto degli inquinanti a livello cerebrale si riscontrerebbe in termini di accelerazione del processo dementigeno e di esposizione a fattori di rischio cerebrovascolare e cardiovascolare;
- Fumo: il fumo costituisce un grande fattore di rischio nello sviluppare demenza. Smettere di fumare anche in tarda età (60 e più anni) risulta ugualmente un fattore importante in termini di prevenzione e riduzione del rischio di insorgenza di patologie neurodegenerative;
- Consumo di alcol: nello specifico si sottolinea come un utilizzo al di sotto del limite calcolato di 14 unità/settimana (dove con 1 unità si intende 10ml o 8gr di alcol puro) espone a un basso rischio di demenza, tuttavia un utilizzo compreso tra 14 e 21 unità invece aumenta esponenzialmente i danni a livello cerebrale;
- Attività fisica: all’interno dell’analisi viene sottolineata l’importanza di praticare attività sportiva durante l’intero arco di vita. In questo modo si contribuirà inoltre al mantenimento sotto controllo di fattori legati a obesità, ipertensione, diabete e ipercolesterolemia (fattori di rischio cardiovascolare);
- Perdita dell’udito: è fortemente consigliato l’utilizzo di apparecchi acustici al fine di evitare l’ulteriore perdita uditiva e compensare la difficoltà. Molti studi infatti sottolineano come l’utilizzo di apparecchi acustici giochi un ruolo decisivo a contrasto del declino cognitivo in termini di mantenimento di stimolazione cognitiva;
- Istruzione: le abilità cognitive aumentano con l’educazione a anche quando le abilità sono arrivate al picco di performance risulta importante mantenere alti livelli di stimolazione cognitiva al fine mantenere il cervello plastico e attivo per tutto l’arco di vita;
- Miglioramento dello stile di vita: umore e sonno risultano due elementi importanti nel garantire un buon livello di salute generale e al contempo nel contrastare l’insorgenza di patologie dementigene.
Sotto è riportata la figura esplicativa dei fattori di rischio con le percentuali di riduzione del rischio se il fattore di rischio viene eliminato:
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